Intervista a Ugo Vicic


Nato a Trieste, insegnante elementare, animatore, attore (soprattutto radiofonico), scrittore, commediografo. Ha pubblicato con Falzea, Fatatrac, Sassoscritto, Nuove Edizioni Romane, Campanotto, Edicolors.

 


Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

All’inizio non ho stabilito che i miei lettori dovessero essere bambini e ragazzi. Semplicemente scrivevo storie che divertivano prima di tutto me stesso, utilizzando una scrittura che mi veniva spontanea. Poi mi sono reso conto che sarebbero stati soprattutto i lettori più giovani a capire e ad apprezzare i miei testi, così pieni di assurdità, bizzarrie, invenzioni e ironia. Così pazzamente liberi. In realtà io scrivo per tutti e la mia massima ambizione è di piacere a tutti. Ma i lettori maturi sono talvolta schiavi dei pregiudizi (per esempio ritengono la letteratura per ragazzi “inadatta al proprio livello”). Meglio i lettori in via di formazione. La fase della formazione lascia meravigliosamente aperte tutte porte.

Ha mai sognato un personaggio che aveva inventato per una sua storia?

A dire il vero, no, forse perché sono troppo stravaganti anche per i sogni! Però posso dire di averne incontrati nella realtà… Eh, sì, talvolta la realtà supera ogni fantasia! Naturalmente sto parlando di alcuni aspetti dei miei personaggi, rilevabili qua e là in varie persone. Signore troppo attente al proprio aspetto esteriore, signori troppo saccenti e sicuri di sé, anziani troppo egoisti e ostili verso le nuove generazioni, bambini troppo inebetiti dalle pubblicità dei cibi spazzatura…

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Eh, la carta, la carta… Io amo, anzi adoro la carta! Mi sento uno scrittore sicuro solo con dei fogli di carta in mano. Però non è molto economico stampare sempre tutto, quindi mi adatto al pc. Fuori casa scribacchio un po’ dappertutto: fogli, foglietti, biglietti da visita o del tram, scontrini… e poi tutto finisce nella grande pancia della balena. Qualche prima stesura di racconti, filastrocche o di testi teatrali la realizzo su carta, ma c’è il rischio che dopo mesi non riesca più a capire quello che ho scritto. Il luminoso schermo del pc sembra invece sempre così chiaro, preciso, inequivocabile… tranne quando non intendo proprio che cosa volevo dire!

La mia scrivania è sempre troppo ingombra, e non soltanto di materiale da lavoro. Ci tengo in evidenza anche oggetti vari (per esempio l’apparecchio inalatore di acque termali, quando devo ricordarmi di fare l’inalazione per la tosse); e poi cristalli (ne vado pazzo), pacchetti da spedire, conti da pagare, cataloghi, guide turistiche… Ogni tanto (un paio di volte all’anno, ma anche meno) faccio pulizia, ma dopo qualche giorno è tutto come prima. Bisogna avere pazienza con se stessi.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

Fortunatamente il mio processo creativo si mette in moto spesso, ovunque, nelle situazioni più diverse e con le più varie atmosfere. Devo però dire che la fase più importante del mio lavoro di scrittura avviene in casa, alla mia scrivania, nella calma e sicurezza delle pareti domestiche. A volte mi sono particolarmente congeniali le ore notturne, quando le voci di fuori piano piano si acquietano.

Quando nasce un nuovo racconto? Sta lavorando a qualcosa di particolare in questo periodo?

Spesso un nuovo racconto nasce quando un elemento della realtà mi appare talmente assurdo, contraddittorio, indecente, folle, intollerabile, da doverlo trasportare nel mio universo letterario perché divenga sopportabile.

Attualmente mi dedico da un lato alle filastrocche, composizioni che amo tantissimo e che vorrei rendere appetibili a un pubblico più vasto, dall’altro ai gialli e al teatro, spesso cercando di creare dei copioni con intrecci polizieschi o noir.

Che genere di storie le piace inventare?

Storie strane, inverosimili, oppure molto realistiche ma con degli insospettabili elementi soprannaturali che escono a sorpresa spiazzando il lettore. Mi piacciono le storie gialle, del mistero, dell’impossibile; le storie paradossali, farsesche, caricaturali; le storie umoristiche che fanno però riflettere.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista? Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.

Be’, in chiusura vorrei pubblicizzare il mio nuovo libro:

“Ti gonfio la bocca, pupa!”

Il titolo contiene un doppio senso e si rifà a certa letteratura umoristica italiana degli anni ’50 -‘60. Si tratta di un giallo per lettori maturi, dai 15 anni in su, che propone in modo satirico la tematica della chirurgia estetica… ovviamente con delitto.

E’ un libro stampato in proprio (in questo caso sono l’editore di me stesso), acquistabile in internet, sul sito ilmiolibro.it, ordinabile presso le librerie Feltrinelli e in vendita alla libreria Lovat di Trieste.

Compratelo, diffondetelo, regalatelo!



Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.

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