Intervista a Davide Calì




Davide Calì è nato in Svizzera nel 1972. Fumettista, illustratore e autore per bambini.
I suoi fumetti sono usciti su Tank Girl, Linus, L’Echo de Savanes.
Ora escono regolarmente su Mes Premiers J’Aime Lire e presto anche su Moi, je lis. I suoi libri sono pubblicati da Zoolibri e Sarbacane e poi tradotti in più di 20 lingue, in altrettanti paesi, sparsi sui 5 continenti.

Ha pubblicato libri anche con Arka ed Emme (Italia), Michel Lagarde (Francia), Annette Betz (Austria), Pequeño Editor (Argentina), Planeta Tangerina (Portogallo). I suoi libri hanno ricevuto diversi premi in Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Spagna.

Gli piace: il sushi, guardare gli insetti, i film di Woody Allen, le canzoni di Billy Corgan.
Non gli piace: la liquirizia, la tv, i musical, scrivere la sua biografia.
Colleziona: anelli d’argento e chitarre.



Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

In effetti non è che io abbia deciso di scrivere per bambini. E’ capitato.

Anzi, la prima volta che mi hanno cheisto di fare qualcosa per bambini ho detto di no. Non mi interessava. All’epoca conoscevo già un po’ la letteraura per l’infanzia: avevo fatto servizio civile in una biblioteca specializzata per ragazzi e passato alcuni mesi nella redazione di una rivista del settore (Andersen), subito dopo il servizio. Io però volevo fare il fumettista. E ci sono riuscito.

Dopo qualche anno però ho avuto voglia di fare anche dell’altro. Nella vita si cambia sempre idea.

Ha mai sognato un personaggio che aveva inventato per una sua storia?

Chi? Ah, io? Mi stai dando del lei… l’ho capito solo ora. Possiamo darci del tu? Preferisco. Comunque no, non mi pare. Spesso sogno il lavoro, quando sono molto concentrato su qualcosa, ma i miei personaggi non mi appaiono mai in sogno. Solo una volta mi è capitato, alcuni mesi fa. Nel dormiveglia, intorno alle 6,30 del mattino, mi è venuto in mente un’illustrazione di Daniela Tieni.

Daniela è una giovane illustratrice che mi manda materiale da quasi due anni.
Le ho sempre detto che se avessi trovato una storia per lei gliel’avrei scritta.
Quel mattino mi sono alzato e le ho scritto una storia ispirata al personaggio della sua illustrazione e ora ci stiamo lavorando.

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Al momento il mio tavolo è una vecchia scrivania di legno. Nell’altra casa avevo un enorme tavolo doppio ma ho capito che più ho spazio e più lo occupo tenendo tutto in disordine. Così qui ho ristretto lo spazio.

Scrivo su Mac. Per disegnare mi sposto in qualche stanza, in cucina o in sala.
Ma ormai disegno pochissimo, solo matite. Poi passo tutto allo scanner e torno quindi davanti al computer.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

No. Devo dire che anzi contraddico sempre il mito dell’autore che per creare deve avere un’atmosfera ovattata intorno, stare in campagna sotto l’albero o cose del genere. Però non so, forse qualcuno scrive anche così.

Io una volta coltivavo le storie, le andavo a cercare, mi sforzavo di scrivere anche se non ne avevo voglia o se non avevo niente in mente. Ora in genere sono le storie che mi cercano.

Alle volte sono solo idee molto vaghe, così le appunto e le lascio lì, anche per anni. Quando è il momento vengono fuori.

Spesso mi capita di avere idee nuove quando viaggio, perché non ho il pensiero del lavoro da sbrigare durante la giornata o troppa gente che mi cerca.

Quando nasce un nuovo racconto?

Nei momenti più diversi. Mentre sto per adormentarmi o in coda al supermercato. Moi, j’attends, che è stato uno dei miei libri di maggior successo, mi venuto in mente mentre aspettavo il mio turno alla posta.

Marlène Baleine, uno dei libri più recenti, mi è venuto in mente semplicemente guardando le illustrazioni di Sonja Bougaeva con cui Sarbacane voleva facessi un libro per loro. Quando ero solo una scimmia, sul quale sta lavorando ora Gianluca Folì – per Zoolibri - invece lo avevo in testa da un po’, ma avevo scritto poco, solo una specie di riassunto. Ancora non avevo bene chiaro in mente se il protagonistae doveva essere un adulto, un bambino o un animale.

Con Gianluca avevamo già fatto L’orso con la spada, senza conoscerci però.

Poi l’ho incontrato, mi è piaciuto subito e siamo rimasti d’accordo di fare qualco’altro insieme. Dopo qualche mese lui ha disegnato una copertina per Il Pepeverde, con delle scimmie. Quando l’ho vista ho capito che il protagonista della mia storia era una scimmia e che doveva disegnarla lui.

Alcuni affermano che la letteratura per i ragazzi è di serie B.
Cosa rispondere a chi la pensa così?

Non ho mai sentito nessuno dirlo e non saprei cosa dire. Sai, da fumettista ho sentito decine di volte lo stesso dibattito sulla questione che anche il fumetto sia arte e letteratura. Da lettore e poi da autore – prima di fumetto e poi di libri per bambini - la questione non mi ha mai suscitato nessun interesse.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.

Sì, ti prego: dammi del tu! A parte questo, non saprei… come avrai capito non sono molto bravo a parlare di scrittura. Io scrivo e basta. Spesso i bambini mi chiedono perché lo faccio e non ho mai una risposta. Io non me lo chiedo mai. Credo di aver bisogno di raccontare delle storie. Ho cominciato a farlo con i fumetti, poi con le storie per bambini. Di recente ho cominciato a scrivere anche canzoni. Non so, mi viene in mente di farlo e lo faccio. E visto che non so fare altro è diventato anche il mio lavoro.



Il sito dell'autore www.davidecali.com

Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.






Commenti

Bellissima intervista, dopo si conoscono un pò di più le persone. Nel mio immaginario Calì tutto era, fuorchè un collezionaista di anelli d' argento!

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