Arianna Usai, l'illustratrice di Chiara e l'inverno






Ho la sensazione che il tuo amore per la filosofia hygge in questo albo abbia trovato spazio per esprimersi, ogni pagina è calda e accogliente. È un appunto che condividi? Come ti sei approcciata a questo testo?

Condivido pienamente. Da tempo desideravo illustrare una storia che raccontasse il piacere della lentezza, del coccolarsi e del prendersi cura degli alti. Quando ho letto per la prima volta “Chiara e L’inverno”, ho sentito che il testo che stavo cercando era finalmente arrivato. Avevo un’idea molto precisa della sensazione che volevo trasmettere con le mie immagini: le illustrazioni dovevano essere rotonde, come gli abbracci. Per la realizzazione di questo albo ho avuto molto tempo a disposizione, così ho potuto avere un approccio lento e ponderato, proprio come il sentimento che volevo trasmettere. Mi sono concentrata moltissimo sulle bozze, nella storia si ripetono spesso delle situazioni, quindi mi occorrevano idee sempre nuove. 



 
Il tuo stile, i tuoi colori preferiti, le ispirazioni migliori, i momenti e le situazioni che aiutano la tua creatività, ci racconti un po’ le strade della tua immaginazione?

La mia immaginazione è molto legata ai ricordi. Quando viaggio immagazzino luoghi, persone, colori e sensazioni che trasferisco sulla carta una volta tornata alla mia routine metodica e ordinata.
I colori pastello, la gamma dei blu e, in generale, i toni freddi sono quelli con cui mi trovo più a mio agio. In questo libro lo studio del colore è stata una delle fasi più difficili, proprio perché serviva una palette diversa da quella che uso abitualmente, alla fine ho trovato l’ispirazione in un dipinto di mia figlia. A volte basta distogliere un secondo lo sguardo dal proprio lavoro per trovare la soluzione. Il mio stile si è consolidato in questi ultimi anni, quando ho capito cosa volessi davvero trasmettere col mio lavoro: serenità e rassicurazione.





 
Com’è la tua scrivania? Cosa vedi fuori dalla tua finestra preferita? Mentre crei, ascolti della musica o stai in silenzio? Hai dei libri, degli autori che ammiri particolarmente e in cui trovi ispirazione?

Amo l’ordine, vorrei tanto avere una scrivania sempre pulita e ordinata, in realtà la mia lo è solo all’inizio di un lavoro, poi si trasforma e si evolve in più o meno caos, a seconda di quanto impiego a terminare un progetto. Fuori dalla finestra vedo una collina con una piccola casetta, che sembra proprio quella di Chiara, e tanto cielo; in questo momento vivo alla periferia di Roma, quindi più che la città vedo molta campagna. Quando lavoro ascolto sempre qualcosa, la radio, la musica, gli audiolibri, mi fanno sentire meno isolata dal resto del mondo. Sto in silenzio solo quando devo concentrarmi. La persona in cui trovo più ispirazione è Rebecca Dautremer, soprattutto dopo aver avuto la fortuna di fare un corso con lei. Nei momenti di sconforto mi basta aprire uno dei suoi libri per convincermi che non ci sia un lavoro più bello. Amo moltissimo i testi di Agnès de Lestrade, illustrati magistralmente da Valeria Docampo, in particolare “Domani Inventerò”, è uno di quei libri che vorrei aver fatto io.

4 Quale è stato il tuo libro preferito da piccola?

Non avevo un libro preferito, mi piaceva moltissimo una raccolta di storie dal mondo che mi leggeva mia mamma ogni sera. Quando ho imparato a leggere amavo i libri di Roald Dahl, in particolare “Le streghe”. Ricordo però molto bene la mia illustrazione preferita, un coniglietto bianco sorridente su uno sfondo rosa pastello con tanti effetti di luce. Mi soffermavo spesso a guardarla per capire come fosse stato realizzato quell’effetto, ai miei occhi era pura magia.

5 Qual è la storia che ti piacerebbe illustrare in questo periodo?

Mi piacerebbe molto illustrare una storia d’amore ma anche una poesia, sarebbe una bella sfida.
Sono comunque aperta ad ogni possibilità, soprattutto a quelle che non mi verrebbero mai in mente.


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