Intervista ad Alessandro Marcigliano



Alessandro Marcigliano è nato a Ferrara e vive a Bruxelles, in Belgio, dove lavora come interprete di conferenza presso la Commissione europea. Ha vissuto in Francia, in Spagna e in Inghilterra. E’ stato guida turistica, maestro di balli popolari, attore e insegnante. Con Marcella, sua moglie, condivide la passione per le illustrazioni e i libri per l’infanzia, che sfoglia e legge con i suoi due figli, Agnese ed Eugenio.



1 Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Mi sono sempre piaciuti i libri per bambini, anche prima di avere dei figli. Ho così cominciato a raccogliere libri per bambini in tutte le lingue che incontravo nei miei viaggi per lavoro (per lavoro faccio l'interprete di conferenza). Poi quando sono nati i miei figli, Agnese ed Eugenio, ho iniziato a inventare storie da raccontare la sera prima di andare a letto. Naturalmente io poi me le dimenticavo, mentre loro no e mi richiedevano sempre le stesse, corregendomi ogni volta che cambiavo qualcosa. Allora, per non farmi sempre sgridare, ho cominciato a scriverle.

2 Che genere di storie le piace inventare?

Le storie che racconto nascono spesso da un dettaglio che ho vissuto od osservato nella realtà. Spesso sono racconti brevi che mi piace vedere illustrati (ho una passione per le illustrazioni!). In particolare, m'incuriosisce quando nella realtà irrompe il fantastico, l'inspiegabile, che ci lascia a bocca aperta. Ma amo anche le filastrocche, le piccole rime, da canticchiare ad alta voce.

3 Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Scrivo sul computer, ovunque si trovi il computer. In genere a casa, a Bruxelles, su di una scrivania lunga e stretta che si trova su di un mezzanino che dà sul soggiorno. Mi piace stare in alto e davanti a me ho una grande finestra da cui vedo un campanile e un bellissimo albero che diventa tutto rosso in autunno. La scrivania è sempre piena di carte e oggetti, è coperta da una protezione trasparente e sotto ci sono infilate cartoline e altre immagini, tra cui una cartolina piena di "I love you" colorati che mi ha regalato mia moglie Marcella. E poi sono circondato da bellissime illustrazioni, in particolare gatti, di cui abbiamo una collezione!

4 Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

Non potendo fare della scrittura la mia attività principale, per me il problema è soprattutto trovare il tempo, soprattutto mentale. Le idee e le storie mi frullano nel cervello per giorni e per mesi, prima di diventare storie. Per scrivere ho bisogno di avere la mente completamente libera da altri pensieri. Per questo spesso scrivo in vacanza oppure durante un soggiorno all'estero per studiare una nuova lingua. Ed è proprio il passaggio dall'invenzione alla scrittura che m'impegna di più e per il quale ho bisogno di tempo e tranquillità. I primi lettori sono poi sempre Marcella, Agnese ed Eugenio, che mi fanno tutte le critiche e i commenti del caso.

5 Quando nasce un nuovo racconto?

Nasce da un dettaglio nella realtà che mi rimane in testa e che piano piano si trasforma, s'ingrandisce, prende forma e diventa racconto. Ad esempio il racconto La Casa rosa s'ispira a una palazzina rosa davanti alla quale passavo sempre con mia figlia Agnese in passeggino quando andavamo al parco. Poichè il primo piano di questa palazzina aveva sempre le persiane chiuse, raccontavo ad Agnese che lì andava a dormire la luna di giorno. E da questo spunto è nato poi il racconto di una bambina che aveva paura della luna e di una misteriosa casa rosa.

6 Sta lavorando a qualcosa di particolare in questo periodo?

Sto lavorando a un progetto con un'illustratrice, Daniela Giarratana. Daniela ha voluto illustrare un mio racconto, che ha scelto fra quelli che avevo nel cassetto, e insieme lo stiamo trasformando in un libro illustrato che spero qualcuno vorrà pubblicare. Poi per l'anno prossimo è in cantiere un libro con Eva Montanari, anch'esso nato da una collaborazione, una filastrocca su di una bambina cicciona. Nella testa frulla ormai da mesi un racconto ambientato a Ferrara su di un bambino ebreo al tempo delle deportazioni, si chiamerà Ariel e l'albero di cachi e aspetta solo di trovare uno spiraglio per finire nel computer.

7 Qual è il racconto che spera un giorno di riuscire a scrivere? Quello che sente vorrebbe raccontare e spera di essere in grado di tirar fuori?

Un racconto non proprio per ragazzi, o forse sì, dove si mescolano due piani temporali diversi, ambientato a Ferrara, la mia città. Protagoniste sono una turista inglese golosa e sovrappeso e una giovane miniaturista ferrarese del '400. Ma mi servirebbe una vacanza lunghissima!

8 C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
   Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.

Amo viaggiare e conoscere posti nuovi, farmi stordire da lingue che non conosco, scoprire odori e colori solo sognati. E leggere è un modo meraviglioso per viaggiare. Quando si legge qualcosa che ci colpisce, ci tocca o ci commuove, abbiamo tutti una strana luce negli occhi, la stessa della meraviglia del viaggio. E quando incontro bambini che hanno letto un mio racconto e hanno un po' di questa luce negli occhi, allora capisco che sono riuscito a farli viaggiare anche solo per la durata di una storia.

Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.


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