Intervista a Emanuela Da Ros



Emanuela Da Ros nasce a Vittorio Veneto, il 24 dicembre 1959, è giornalista, docente e scrittrice italiana, specializzata in libri per ragazzi.

Dopo il conseguimento della laurea in Storia dell’Arte bizantina, si dedica all’insegnamento
(è docente di Italiano e Storia presso una scuola superiore di Vittorio Veneto)
e contemporaneamente al giornalismo (dal 1997 è iscritta all’Albo dei Giornalisti del Veneto).

Il suo esordio nel mondo della letteratura per ragazzi avviene nel 2000 quando vince il premio Pippi Calzelunghe nella sezione inediti. L’anno successivo Feltrinelli pubblica Il giornalino Larry, tradotto in Germania da Dressler Verlag nel 2004. È attualmente la direttrice del giornale Il Quindicinalee del quotidiano online OggiTreviso.it





Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Forse perché sono rimasta molto bambina e molto ragazz(in)a. Forse perché sono una mamma e un’insegnante. Forse perché sono sempre stata circondata da bambini e ragazzi e con loro ho trovato e vissuto momenti di autentica felicità. Forse perché mi piace l’idea di essere autentica, schietta, fragile, aperta al mondo nonostante il mondo, proprio come lo sono i bambini e i ragazzi.

A che tipo di storie preferisce dedicarsi?

Storie umoristiche, storie che facciano sorridere e che non siano troppo lontane dalla realtà, ma nemmeno dalla fantasia. Storie in cui ci si possa riconoscere e ritrovare, per scoprirsi un po’ diversi da come a volte si crede di essere.

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro, e se preferisce la carta o il pc?

Scrivo quando posso, negli attimi in cui mi viene il bisogno o la voglia impellente di scrivere per scrivere. Non scrivo quanto vorrei. O meglio: non dedico alla scrittura creativa il tempo che vorrei che avesse: un tempo che dilata il mio tempo quotidiano, la mia giornata.

Scrivo su iMac, con la melina masticata che mi strizza l’occhio. Non uso carta e penna che per prendere appunti sparsi e molto disordinati. Scrivo di getto, rileggendo i testi un bel po’ di tempo dopo che hanno preso forma. A volte mi capita di cestinare gran parte delle frasi scritte. A volte no: scopro che mi piace rileggermi.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

No. Non esattamente. Ma mi piace scrivere in penombra, magari con qualche candelina accesa intorno. Pure in agosto!

Sta lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?

Sto sempre lavorando a qualcosa. Anche se il lavoro è magari solo un’idea che si affaccia di quando in quando alla mente, o giù di lì.

Ha mai sognato il personaggio di una delle sue storie dopo averlo inventato?

No. Ma l’ho amato. Fa lo stesso?

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista? 
Una riflessione, un pensiero, ciò che preferisce, ci dica.

Un grazie! Scrivendo le risposte, ho sorriso.


Alcuni affermano che la letteratura per i ragazzi è di serie B. Cosa rispondere a chi la pensa così?

Se è di serie B, la serie B è bellissima!


Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.











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