Giulia e il pirata
Da bambina avevo ampi spazi in cui giocare. Il giardino dei miei, quello dei nonni, e quelli dei vicini, cioè i bambini sconfinavano spesso, andando a trovare gli amici, o per esplorare zone disabitate, o apparentemente tali.
Un giorno mio zio chiese a mio papà di poter “parcheggiare” la sua barca nel nostro giardino. La posizionò in fondo, nei pressi del ciliegio. L’erba crebbe e la circondò. La barca diventò una conca rifugio sgombro nell’erba alta. Fantastico sito per nascondersi. Come un animaletto di campagna si rifugia in una vecchia pentola abbandonata tra le erbacce, come un uccellino cerca un luogo tranquillo per farsi il nido, quella barca di vetroresina bianca era per me, per noi, un affascinante posto dove stendersi a immaginare come immaginano i bambini, di volare via, di solcare mari tempestosi, di approdare su isole meravigliose.
Questa idea, un po’ di questa atmosfera, l’ho annusata nel libro di Guido Quarzo “Giulia e il pirata”. Stile fresco e originale, finalmente un testo che… non me l’aspettavo, e mi è particolarmente piaciuto. 60 pagine. La copertina, mi soffermerei un momento sulla copertina, è liscia e vagamente morbida. Un insieme di guscio d'uovo e pelle scamosciata? Il mio tatto c’indugia, è piacevole. Non so, vi dico della copertina perché può essere un aspetto sottovalutato, invece per me è importante. Anche le illustrazioni sono fresche, giuste.
Mi piacerebbe fare un libro così. Spero che la collana “I Velieri” della Motta Junior continui a produrre libri di questo tipo. La storia, una storia di mare. Non ditemi che sono noiosa, ultimamente senza nemmeno accorgermene scelgo sempre trame marinaresche. Ma sono così belle!
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grazieeee