Intervista a PINO PACE




Laureato in Lettere all'Università di Bologna, lavora da anni come autore per la radio nazionale, per il cinema e l'audiovisivo. Scrive da sempre storie per ragazzi.
Insegna scrittura creativa all'Istituto europeo di design di Torino, nelle scuole di specializzazione e nei centri culturali, tiene seminari per gli allievi delle scuole elementari, medie e superiori.

Con “Bestiacce!” edito da Giralangolo, sogna di inaugurare una collana di manuali indispensabili all'esploratore moderno.




Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Perché ho scritto un romanzo per adulti e nessuno me l'ha mai pubblicato... no, non è vero, non del tutto. A me piaceva e piace tuttora leggere ma penso che a ogni lettore prima o poi venga voglia di provare a praticare la scrittura. Poi c'è chi molla e chi persevera (è più divertente leggere che scrivere). Io ho perseverato, ho scritto un romanzo e l'ho mandato forse a 50 editori. Ho ricevuto qualche risposta, promesse, ma alla fine non è successo niente. Tempo dopo ho frequentato un corso per scrivere storie per ragazzi. Ne ho scritta una l'ho mandata a un editore e me l'ha pubblicata subito, e sei mesi dopo me ne ha pubblicata un'altra.

Che tipo di storie le piace raccontare?

Quelle che mi vengono in mente, senza chiedermi a quale genere appartengano. Storie per bambini e ragazzi, che mi danno una relativa libertà di temi e di maniere per esprimerli. Nella narrativa per adulti secondo me non c'è tutta questa libertà. Io poi scrivo storie brevi, non riesco proprio ad andare oltre le 100 pagine.

Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro e se preferisce la carta o il pc?

All'inizio è la carta. Spesso solo uno spunto, un frammento di discorso che sento in giro, un inizio di storia. Me la scrivo su uno dei due taccuini che porto sempre con me, oppure su il primo foglio di carta che ho sotto mano. E' un sistema molto efficace, appuntare le idee quando vengono e quando ci sembrano buone. Poi però li ordino tutti su un file, con gli anni sono diventato preciso e pignolo... ho scoperto che ogni tanto queste frasi frammentarie si legano insieme in maniere che per me sono misteriose. Oppure le rileggo anni dopo e scopro di sapere come continuano. Allora le scrivo. La gran parte degli appunti non li userò mai, alcuni invece si rivelano utili anche anni dopo. L'anno scorso le Edizioni Paoline hanno pubblicato un mio racconto per ragazzi che si chiama “La guerra del miele” che è nato da un appunto che avevo preso molti anni fa: “Api e vespe si somigliano molto ma perché l'ape fa tante cose utili e la vespa punge e basta?” da qui è nata una storia.

La storia poi la sviluppo sul computer, ma stampo, rileggo e correggo su carta diverse volte - anche una ventina - prima di avere una versione che mi soddisfa. Ho iniziato a scrivere con una macchina per scrivere ma non la rimpiango per niente. Non ricordo neanche più come si facesse, era faticosissimo e a volte frustrante quando per un errore dovevi buttare via il foglio e ricominciare da capo.

Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

Non ho nessuna consuetudine. Certo per scrivere è meglio un ambiente tranquillo, anche all'aperto quando si può. La scrittura però spesso aiuta ad astrarsi dal mondo, se mi sembra di avere una buona idea la scrivo in qualsiasi ambiente.

Sta lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?

Sì, a parecchie cose. Sto finendo un libro di haiku (una forma di poesia tradizionale giapponese, ma miei versi sono in italiano) per un piccolo e dinamico editore torinese che si chiama Notes. E ho appena finito due mappe delle Milleunamappa di Giralangolo editore, che sono delle vere e mappe pieghevoli di grande formato dove sono raccontate storie della tradizione oppure libri di viaggi; ogni mappa ha un illustratore diverso. Ne sono uscite già sei, dove ho raccontato il viaggio in Cina di Marco Polo e il Giro del mondo in ottanta giorni ma anche una versione dei Tre porcellini e Cappuccetto... A novembre di quest'anno usciranno il giro del mondo del naturalista Charles Darwin e Hänsel e Gretel. Ma di progetti ce ne sono tanti, anche in campi in cui la carta non è più così importante. Però il mio desiderio uno per tutti è scrivere la terza e ultima (?) puntata della serie di Bestiacce! e Univerzoo, i miei libri più fortunati, sempre per Giralangolo.

Ha mai sognato il personaggio di una delle sue storie dopo averlo inventato?
No, non mi pare. Però certe volte incontro alcuni tic e caratteristiche dei miei personaggi in alcune persone che incontro.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, ciò che preferisce, ci dica.

Vorrei dire, e lo dico spesso, che scrivere è un'attività alla portata di tutti e che chi ha voglia, tempo e intenzione dovrebbe provare a farlo. Anche solo per se stesso. Pubblicare libri come autore è una cosa più complessa, che oltre a un po' di talento presuppone tanto lavoro, sia nel momento della scrittura che dopo, quando si cerca un editore e perfino quando lo si trova. Una volta questa parte mi metteva un po' in agitazione, adesso invece mi piace, è una parte importante del lavoro e a volte perfino creativa.


Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.



















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