Patrizia Manfroi, l'illustratrice di Aurora





Come ti sei trovata a lavorare su un tipo di storia come questo?

Ho provato da subito un’istintiva simpatia per la protagonista. Credo di essermi immedesimata in lei. Penso sia capitato a tutti, da piccoli, di provare rabbia e insofferenza, frustrazione e desiderio di ribellione. Quando disegno per i bambini attingo tanto dalla mia infanzia, dai ricordi, dalle immagini e dalle emozioni, così forti, così inspiegabili e tanto difficili da governare a questa età. Si è letteralmente in balia delle esplosioni di gioia, di euforia, di tristezza o di rabbia. E proprio come la piccola Aurora, crescendo impariamo a gestirle meglio. Insomma è stato facile empatizzare con lei.



Avevi già fatto lavori simili?

È la prima vota che affronto un racconto così “introspettivo” ed è stato interessantissimo.
Adoro lavorare sulle fiabe classiche ma devo riconoscere che approfondire il lato psicologico del personaggio, pur richiedendo più impegno, si è rivelato un’esperienza avvincente. Mi sono affezionata ad Aurora dandole vita, imparando a conoscerla, accompagnandola nel racconto.

La tua giornata tipo da illustratrice? Hai delle atmosfere che ti piace creare intorno a te? Ci sono dei momenti della giornata che prediligi per lavorare?

Ad essere sincera, credo di non avere una giornata tipo.
Ma il primo caffè è un rito irrinunciabile poi preparo la colazione a Tex e Trilli, i miei assistenti felini, altrimenti non mi danno tregua. Accendo lo stereo, mi siedo alla scrivania e inizio a lavorare. Quando cerco l’ispirazione faccio ricerca sui libri o su internet, ma non sempre le idee sono convincenti. In questo caso ho imparato che è inutile insistere. La cosa migliore è staccare, fare una passeggiata o un giro in bici, lo sguardo viene catturato da ciò che mi serve, una scena particolare, un passante, una palette di colori. In genere funziona, torno alla mia scrivania e come per magia tutto si fa più chiaro.
Il mio momento preferito della giornata è la sera. Mi piace l’atmosfera ovattata e con il giusto sottofondo musicale lavoro fino a tardi, lontano dalla frenesia e dalle distrazioni della giornata. Non squilla il telefono, non arrivano messaggi o mail, tutto si quieta.

La tua scrivania com’è?
Quasi sempre ingombra di carte, colori, pennelli, libri, riviste e pur essendo piuttosto ampia mi ritrovo spesso a lavorare in pochi centimetri quadrati.
È un moodboard indispensabile, mi piace circondarmi di immagini, colori o oggetti che hanno a che fare col progetto su cui sto lavorando. Quando finisco procedo finalmente col riordino catartico.



Ascolti musica mentre lavori o preferisci il silenzio?
La musica è importantissima, mi sono creata delle compilation di vario genere da ascoltare in base al mio umore o al progetto su cui devo lavorare. Ad esempio ho recentemente scoperto le morbide sonorità dei Nouvelle Vague e in questo periodo è il mio sottofondo preferito.
La musica mi aiuta a pensare e a sciogliere la tensione. Talvolta per sgranchirmi mi metto a ballare sotto lo sguardo attonito dei gatti.

Se potessi scegliere, quali storie ti piacerebbe illustrare?
Adoro le situazioni paradossali, buffe, quelle cose che accadono ai bambini e che per loro e quindi anche per me, sono assolutamente normali e credibili.
Mi piacciono le storie che mi consentono di illustrare il non detto, che stimolano la mia curiosità, che suggeriscono la soluzione dando indizi preziosi all’illustratore, senza svelare tutto.



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