Intervista a Giuseppe Caliceti


Vive a Reggio Emilia, dove lavora come insegnante elementare e organizzatore culturale. È responsabile di "Baobab/Spazio Giovani Scritture", il servizio del comune di Reggio Emilia dedicato a docenti e studenti interessati alla lettura e alla scrittura. Tra i suoi libri ricordiamo quelli recentemente pubblicati, uno per i ragazzi “Evviva Zorba!” (Arka), e uno per gli adulti “Una scuola da rifare” (Feltrinelli).


1 Come mai ha deciso di scrivere anche per i bambini e i ragazzi?
Sono un insegnante elementare, da quasi trenta anni; e un papà, da sei anni. Mi è venuto spontaneo. In realtà tutto è iniziato nel 1996. Ho curato a scuola un progetto speciale per l'integrazione dei bambini stranieri all'interno della scuola elementare. Prima o poi, dopo mesi e mesi di silenzio, iniziavano a raccontarmi la storia del loro viaggio in Italia. Ho iniziato a raccogliere le loro narrazioni orali. Le feci vedere al maestro Mario Lodi e lui mi aiutò a pubblicarle.

2 Ci racconta quando scrive, il suo tavolo di lavoro e se preferisce la carta o il pc?

Preferisco il pc. Ma in realtà si scrive sempre nello stesso modo: con la testa e con le mani. E con la lingua: nel mio caso l'italiano.

3 Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?
Non particolarmente. Non credo nell'ispirazione che dall'alto ti suggerisce le cose. Credo nella pratica. Bisogna scrivere molto e poi selezionare molto. Bisogna allenarsi. Per me scrivere è qualcosa di quotidiano. Poi, ogni tanto, qualcosa viene pubblicato.

4 Qual è il racconto che spera un giorno di riuscire a scrivere? Quello che sente vorrebbe raccontare e spera di essere in grado di tirar fuori.
Quello che speravo di riuscire a scrivere, fino ad ancora, sono riuscito quasi sempre anche a scrivere e a pubblicare. Però c'è un romanzo per adulti su mio padre, morto nel2000, e il suo rapporto col ciclismo, che non sono ancora riuscito a finire.

5 Quando nasce un nuovo racconto?
Spesso, quando inizio a raccontare un episodio a mia moglie o a dei miei amici, a mia figlia o ai miei scolari, sento che potenzialmente è iniziato anche un racconto da scrivere.

6 Sta lavorando a qualcosa in questo periodo?
Lavoro sempre. Ma in questo momento a nulla di particolare.

7 C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?

   Una riflessione, un pensiero, un messaggio, ciò che preferisce, ci dica.
   Dico: "Non tutto quello che dico si può sempre dire a parole".

Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.




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