Intervista ad Alfredo Stoppa



Alfredo Stoppa, per più di 25 anni libraio, dà vita nel 1988 alle edizioni C'era una volta...

La "filosofia" della casa editrice può essere sintetizzata con questa breve frase:
Io scrittore scrivo,Tu illustratore disegni, Noi Due assieme raccontiamo.

In pochi anni la casa editrice riesce a conquistare uno spazio preciso nell'ambito dell'editoria per ragazzi. Presenta al pubblico autori come Lisbeth Zwerger, Kveta Pacovska
(premi internazionali Andersen 1990 e 1992) e Roberto Innocenti (uno dei più affermati illustratori in campo internazionale) e promuove il lavoro di molti giovani artisti italiani
(ricordiamo che illustratori come Giovanni Manna, Octavia Monaco, Cinzia Ruggieri,
Adriano Gon, oggi noti non solo a livello nazionale, hanno pubblicato i loro primi lavori con C'era una volta...). Ha ottenuto, negli anni, molti premi nazionali e internazionali, fra questi ricordiamo per ben sette volte il premio Andersen, il premio Gianni Rodari e per due volte il premio internazionale "The White Ravens".

Lo scrittore, ha partecipato a molti eventi letterari nazionali:
il Festivaletteratura a Mantova, "Fieri di leggere" nell' ambito della Fiera del libro a Bologna, Fiera del libro di Torino (laboratori nello spazio RAI TV JUNIOR),
"L'isola delle storie", Festival letterario della Sardegna, "Tutte storie" di Cagliari,
"I bambini del Mediterraneo" a Ostuni, il festival letterario "La lettura ti fa grande" a Calimera (Lecce), La Tribù dei Lettori a Roma, Adotta l'Autore a Pesaro.

Sulla storia e la produzione letteraria e iconica della casa editrice sono uscite, oltre a centinaia di recensioni, sette tesi di laurea, e sulla sua figura di scrittore, due tesi di laurea
(università di Trieste e Udine) più una in preparazione presso l'Università di Salisburgo.

Alfredo Stoppa ha pubblicato una trentina di libri sia in Italia che all'estero, ottenendo prestigiosi riconoscimenti; fra questi citiamo per tre volte il premio di Poesia e Fiaba Alpi Apuane, il premio Delle Palme, il premio Storie di Natale, il premio Fantàsia d'Oro,
e per due volte il premio internazionale The White Ravens.

Nel 2006 ha collaborato ai testi della sceneggiatura del documentario
"Chi ha paura di Cappuccetto Rosso?" della regista Eva Ciuk ( sulla realtà dei Rom in Kossovo). Il cortometraggio ha ottenuto una Menzione Speciale al Festival internazionale del cinema di frontiera a Siracusa ed è finalista del premio nazionale Nicklodeon a Spoleto.

Nel 2004 gli viene conferito a Pordenone il Premio San Marco (il più prestigioso riconoscimento a livello provinciale) per la sua attività di editore e scrittore.
Tiene corsi di scrittura per insegnanti e addetti al settore sia in Italia che all'estero e laboratori per bambini e ragazzi in territorio nazionale.






Come mai ha deciso di scrivere per i bambini e i ragazzi?

Mi affascina, mi incuriosisce il loro modo di vedere il mondo, un po’ come se lo osservassero a testa in giù e gambe all’aria. E’ una visione surreale, strampalata, diversa, di porsi rispetto alle cose che li circondano, sono maestri nel praticare il nonsense, sono follemente razionali e razionalmente folli. Ti fanno sorridere e soprattutto pensare quando lanciano , improvvise come un petardo, frasi come questa: Il mio gatto ha le zampe così lunghe che toccano per terra!”.
Be’, nelle mie storie cerco di riportare il senso di questo loro parlare (spesso fatto anche di silenzi).


A che tipo di storie preferisce dedicarsi?

Sono di solito delle storie che nascono dal quotidiano, osservando con gli occhi e “rubando” con le orecchie il loro gesti e le loro voci. Storie dove rigore(saper tenere d’occhio il bambino) e leggerezza si intrecciano, usando dove serve umorismo(si sa che l’ironia può salvare come la poesia). Il tutto sempre raccontato con voce e cuore di adulto che ha la fortuna di non avere una vita spezzata e conservare la memoria dell’infanzia. Direi che sono uno scrittore Malincomico!


Ci racconta quando scrive, il suo tavolo da lavoro, e se preferisce la carta o il pc?

Scrivo di solito nelle prime ore del giorno, in totale silenzio, io e il mio pc.
E’ un lavoro un po’ autistico ed è per questa ragione che ho bisogno di tanto in tanto di incontrare nei laboratori bambini e ragazzi.


Ci sono delle consuetudini, situazioni o atmosfere che cerca di ritrovare o ricreare perché aiutano il suo processo creativo?

Le storie possono nascere camminando per strada, guardando luoghi o persone, tirando le orecchie, ascoltando un bambino che ride o uno che sbraita; se quel dato giorno, poi, sono in forma riesco pure a percepire il silenzio. Tutto quello che ho raccolto nella quotidianità mi serve per creare un intreccio, inventare un personaggio e soprattutto fare musica di parole.
Non serve, almeno a me, la famigerata fantasia, mi basta cercare emozioni in giro per il mondo.


Sta lavorando a qualcosa di nuovo in questo periodo?
Ci sono già un paio di titoli in programma per il prossimo anno e sto lavorando su due testi nuovi, sempre coi miei tempi lunghi dove idee e ricerca si mescolano.

Ha mai sognato il personaggio di una delle sue storie dopo averlo inventato?

Sognato? A occhi aperti sì, magari nel buio della camera da letto. Voci che mi chiamano, ammiccano, spesso ordinano. D’altra parte ha davvero ragione uno autore americano, Anderson, quando afferma che lo scrittore è un burattino nelle mani dei suoi personaggi.

C’è qualcosa che vorrebbe lasciar detto in questa intervista?
Una riflessione, un pensiero, ciò che preferisce, ci dica.

Una…al volo: “ Più piccolo è il bambino più grande deve essere il rispetto nei suoi confronti”

Alcuni affermano che la letteratura per i ragazzi è di serie B.
Cosa rispondere a chi la pensa così?

Ricordo spesso una frase di uno scrittore che dice:” Scrivere facile è difficile come cercare di essere buoni”. Va da sé che scrivere facile non significa scrivere in maniera greve o banale, zuccherosa o accattivante. Significa saper raccontare cose intense e profonde con lo sforzo (“Sofferenza della scrittura”) di farsi comprendere da bambini e ragazzi.

Dopo le parole che ho detto, rispondendo all’intervista, mi pare ovvio che non esiste nella letteratura una serie A e una serie B, ci sono solo scrittori veri e nonscrittori.
Una” pecca” rimprovero al mondo della letteratura dell’infanzia ed è quella di elargire troppo sovente entusiastici giudizi a destra e a manca, manca-ndo di un reale e onesto giudizio critico.

Se qualcuno, per qualsiasi motivo, volesse utilizzare anche solo in parte l’intervista presente in questo post, dovrà chiedere esplicita autorizzazione all’autore che ha fornito le risposte.



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